Here you will find: / Qui troverete:
Flauto Foto Dipinti Affreschi Pitture Sculture Miniature Painted Photos Frescoes

Paintings Miniature Sculptures Gemalte Fotos Frescoes Anstrich-Miniatur-Skulpturen
Sculptures Pintados Da Miniatura Das Pinturas Fluit, flûte, la flauta, canelura,
bansi, plauta, flöjt, flet, zagraç na, flecie, flüt, volito, flauta, macho
.
Photos of Flute
Bibliography of the Flute
- Poesie per flauto..
- WALTER MAC MAZZIERI
Kandinsky... e la musica
Portraits all images © Peter Schaaf The Many Faces of Peter Schickele
Telecomando - Reality per sempre
Tanta arte in vetrina....uscite dai real show


maria cecilia camozzi foto

quando la foto diventa poesia, o poesia della fotografia

Roberto Cafarotti - www.cafarotti.com

La realtà diventa magia
".. di Cafarotti so che ha per l'arte un grande rispetto, derivante
da una inclinazione irresistibile per essa, come sempre dovrebbe
essere per quegli artisti (pittori, o scrittori o attori) i quali
nascono con un talento naturale, un dono grazioso degli dei, che
ad un certo punto si rivela e si manifesta, come una chiamata.
Poi l'arte ricambia sempre chi la sa riconoscere
".

Photo by Filipe Palha
Top


WALTER MAC MAZZIERI
Biografia / Biography

Portraits all images © Peter Schaaf The Many Faces of Peter Schickele

flute through head

symphony 007
Peter Schickele
Biografia / Biography

ears wide shut

tennis
violin duo
trombone trap
dancing clarinet
Oedipus Tex
"Principessa! a invidiare d`un`Ebe la ventura
Che ai labbri e al vostro bacio spunta sulla tazzina,
Consumo gli occhi, ma la discreta figura
Mia d`abate neppure starebbe sul piattino.

Poi ch`io non sono il tuo cagnolino barbuto,
Né il dolce, né il rossetto, né giuochi birichini,
E su di me il tuo sguardo chiuso io so caduto,
Bionda cui acconciarono orefici divini!

Sceglieteci... tu cui le risa di lampone
Si congiungono in gregge come agnellette buone
Brucando in tutti i voti, belando paradisi;

Affinché Amore alato d`un ventaglio sottile
Mi vi pinga col flauto mentre addormo l`ovile,
Principessa, sceglieteci pastor dei tuoi sorrisi."

Stephane Mallarmè
La gioia è uno spasimo senza fine
un ansimare alle cime
quando vibra la sua ala in cuore
e il fiore s`accende e s`apre
e copre il buio
allora sorgi vento!
e spargi il seme a sciami
si sollevi il flutto
aleggi sul flauto, sul liuto
sull`oboe
echeggi il tutto ora
di velluto e porpora e oboe
L`aloe fiorisce oggi
sul suono del sole


Marco Tabellione
Nel paese dei camosci

Camminando nel paese dei camosci
cedo lo sguardo ad una terra
che ha vette per confine e acque chiare
che s`ingorgano nell`ansa del Bòite.
Scorre un silenzio acerbo tra i ginepri,
la neve sciolta al sole dell`inverno
odora di buono, l`erba vecchia
ai limiti della radura cela tracce di lupi.
Camminando nel paese dei camosci
odo cuori che pulsano innocenti
nelle uova d`uccelli sfuggiti all`Eliso.
Da larici e abeti suoni di flauto
salgono al sole, il grande saggio.
E tu sei statua bisognosa di montagne,
da sbatterci contro il pensiero.

Gabriella Tiso
(Premio la Madia d`oro, L`Aquila 1993) da Fantasma con flauto

Shariar
(Shariar era il principe carnefice delle mie mille notti meno una)
Lasciami amarti, una notte sola,
Shariar!
Lasciami ascoltare
la nenia del mullah,

il grido dei corvi dal deserto,
il ciangottare dei miei figli,
nati tra le storie delle mille notti.
Una notte,
in cui sia corpo e non solo voce?

Oppure fammi uccidere,
Shariar,
dopo averti raccontato tante fole,
e, per ultima, la mia alla rovescia.

Con un sacco di riso,
un cammello mezzo cieco, un samovàr,
lungo la strada dei miraggi.
Tre tigrotti addormentati in una cesta.
Tutte le storie mi avevano inseguita :
il riso gorgogliava in fantasmi di vapore,
raccontava il samovar,
cullati dalle storie i tre tigrotti.
Storie di spose uccise,
leggevo nei fondi del caffè.

- Bibliography of the Flute
Flute Technique and Study
* Debost, Michel. The Simple Flute from A to Z. London: Oxford University Press, 2002.
* Floyd, Angeleita S. The Gilbert Legacy: Methods, Exercises and Techniques for the Flutist. Cedar Falls, IA: Winzer Press, 1990.
* Krell, John. Kincaidiana: A Flute Player’s Notebook. The National Flute Association, reprint of 1973 edition.
* Kujala, Walfrid. The Flutist’s Progress. Winnetka, IL: Progress Press, 1970.
* Mather, Roger. The Art of Playing the Flute (3 volumes). Iowa City: Romney Press, 1980.
* Nyfenger, Thomas. Music and the Flute. Published by the author, Guilford, CT, 1986.
* Putnik, Edwin. The Art of Flute Playing. Princeton, NJ: Summy-Birchard Music, 1970.
* Stokes, Sheridan, and Richard Condon. Illustrated Method for Flute. Culver City, CA: Trio Associates, 1971.
* Weisberg, Arthur. The Art of Wind Playing. New York: Schirmer Books, 1975.
* Wye, Trevor. Proper Flute Playing: A Companion to the Practice Books. London and Sevenoaks, Kent: Novello & Company Limited, 1988.

Articulation
* Peck, Donald. “Too Much Tongue in Tonguing,” FT (October 1987): 14; originally in Instr (November 1967).

Breathing
* Fabrizio, Raymond. “The Diaphragm Mystique,” FT (October 1990): 18-19.
* Jacobs, Arnold. “Wind and Song,” FT (February 1992): 13-16.
* Miller, Richard. The Structure of Singing. New York: Schirmer Books, 1986.
* Rose, Arnold. The Singer and the Voice. London: Faber and Faber, 1962.
* Stewart, M. Dee. Arnold Jacobs: The Legacy of a Master. Northfield, IL: The Instrumentalist Publishing Company, 1987.

Contemporary Techniques
* Bartolozzi, Bruno. New Sounds for Woodwind. Translated and edited by Reginald Smith Brindle. New York: Oxford University Press.
* Dick, Robert. The Other Flute: A Performance Manual of Techniques. 2d ed. New York: Multiple Breath, 1989.
* Finnigan, Mary M. “Two Approaches to Flutter Tonguing,” Instr (June 1973): 48.
* Heiss, John. “Contemporary Techniques in Flute Playing,” Flute Journal (October 1981): 24-35.
* Heiss, John. “The Flute: New Sounds,” Perspectives of New Music 10 (1972): 153-58.
* Heiss, John. “For the Flute: A List of Double-Stops, Triple-Stops, Quadruple-Stops, and Shakes,” Perspectives of New Music 5 (1966): 139-41.
* Heiss, John. “Some Multiple Sonorities for Flute, Oboe, Clarinet, and Bassoon,” Perspectives of New Music 7 (1968): 136-42.
* Howell, Thomas. The Avant-Garde Flute: A Handbook for Composers and Flutists (Berkeley and Los Angeles: University of California Press, 1974).
* Smith, Joan Templar. “Flutter Tonguing,” Instr (December 1966): 71-72.
* Sollberger, Harvey. “The New Flute,” Selmer Bandwagon no. 76 (1975): 14-18; no. 77 (1975): 10-18.
* Stokes, Sheridan, and Richard Condon. Special Effects for Flute. Culver City, CA: Trio Associates, 1970.
* Weisberg, Arthur. Performing Twentieth-Century Music: A Handbook for Conductors and Instrumentalists. New Haven and London: Yale University Press, 1993.

Dynamics
* Patterson, Blake. “Musical Dynamics,” Scientific American 231/5 (November 1974): 78-95.

Fingerings
* Pellerite, James. A Modern Guide to Fingerings for the Flute. 2d ed., rev. Bloomington, IN: Zalo Publications, 1972.

The French Flute School
* Colgin, Melissa. The Paris Conservatoire Concours Tradition and the Solos de concours for Flute, 1955-1990. D.M.A. diss., The University of Texas at Austin, 1992.
* Dorgeuille, Claude. The French Flute School 1860-1950 (trans. Edward Blakeman). London: Tony Bingham, 1983.

Intonation
* Chastain, Kathleen. “Improving Intonation,” FT (December 1992): 21-22.
* Heim, D. Bruce. Practical Tuning, Temperament, and Conditioning for Hornists and Other Wind Instrumentalists: Understanding and Attaining Intonational Flexibility in Musical Performance. M.M. thesis, University of Tulsa, 1990.

Historical Performance Practice
* Mather, Betty Bang. “Developing Baroque Ornamentation,” FQ XII/1 (Winter 1987): 22-24.
* Mather, Betty Bang. “Making Up Your Own Baroque Ornamentation,” FQ VIII/3 (Spring 1983): 7, 14-16.
* Neumann, Frederick. Ornamentation and Improvisation in Mozart. Princeton: Princeton University Press, 1986.
* Quantz, Johann J. On Playing the Flute. Translated by Edward R. Reilly. Reprint edition. New York: Schirmer Books, 1976.
* Solum, John. “On Perceiving the Written-Out Ornaments in Movements from Bach’s Flute Sonatas,” FQ X/3 (Spring 1985): 26-27.
* Solum, John. The Early Flute. Oxford: Clarendon Press,
* Pellerite, James J. A Handbook of Literature for the Flute. Bloomington, IN: Zalo Publications, 1978.
* Vester, Franz. Flute Music of the Eighteenth Century. Musica Rara, 1985.
* Vester, Franz. Flute Repertoire Catalog. Musica Rara, 1967.

Vibrato
* Gärtner, Jochen. The Vibrato. Translated by Elinar W. Anderson. Regensburg: Gustav Bosse Verlag, 1981.
* Smith, Jan. “Vibrato Workouts,” FT (March 1995): 31-32.
* Smith, Jan. “Vibrato Workouts, Part II,” FT (April 1995): 31-32.
* Trahan, Kathleen. “The Vibrato: A Scientific Approach,” FQ IX/3 (Spring 1984): 15-27

In mostra - Quando l'arte si fa Male

Isolare, circoscrivere il Male, attraverso gli esempi della pittura moderna e di tutte le espressioni della creatività contemporanea, nella fotografia, nel cinema, nel fumetto. Un'impresa disperata anche se ristretta nel campo dell'arte occidentale dove il male è espressione potentemente individuale, mai astratta, mai simbolica, sempre trasferita in una interpretazione soggettiva.
Rispetto ai modelli della tradizione orientale, nelle religioni buddiste o induiste, tanto creative quanto ripetitive, e anche all'iconografia inimitabile dell'arte bizantina, la moderna arte occidentale esalta la personalità dell'artista, nella sua originale visione, rispetto ai soggetti d'ispirazione biblica, evangelica, storica e mitologica. Così la passione di Cristo può diventare l'immagine di un dolore sconvolgente, di una terribile, disumana tortura, nelle invenzioni di Mathias Grunewald. Nulla di più lontano dal quieto dramma del Cristo nelle icone de l monte Athos.
Il male assume un carattere individuale a partire da Giotto, calandosi nell'espressione torva, ma preoccupata e profondamente inquieta, di Giuda nell'atto di baciare Gesù. Questa prima determinazione del male dal volto umano aprirà la strada a una nuova interpretazione psicologica del male, come male interiore, come predisposizione maligna, come calcolo, volontà di danneggiare gli altri anche fieramente, anche eroicamente. Così, dopo una indimenticabile testimonianza italiana dell'uomo di tutti i dolori, nell'incredibile Cristo di un pittore insospettabile come il Beato Angelico, maschera sanguinante dagli occhi rossi pronta per stamparsi nella più eloquente delle Veroniche, la violenza inizierà gradualmente a manifestarsi in stragi degli innocenti di artisti tanto preziosi quanto attratti dal sadismo del soggetto che consente loro sublimi efferatezze. […] Sono queste le prime timide apparizioni del male. Ma esso si esprime tutto, nella sua minacciosa pericolosità, nella sua subdola efficacia, attraverso pensieri perversi, in alcuni mirabilissimi e inquietanti ritratti di Antonello da Messina.
Con questo artista si manifesta l'individualità del male, la sua identità storica, non simbolica, non esemplare. Il male e basta. Il male senza redenzione, l'esemplificazione dell' homo homini lupus. Null'altro che malizia, e volontà di far male, si legge negli occhi, nello stesso impercettibile movimento della testa, per potersi meglio garantire l'obliquità dello sguardo, dell'ignoto, solo a noi, nel ritratto di Torino. Qualunque pensiero, qualunque malvagità, qualunque perversione può attraversare quella mente, qualunque malefico progetto ai nostri danni. È proprio da un quadro di Antonello che viene la prima idea della mostra.
Spesso, nelle rappresentazioni medievali, rabbiosi graffi, indifferenti al rispetto per l'opera d'arte, cancellano le inquietanti presenze di demoni, cattivi e maligni. Il devoto esorcizza il Male. […]
Da questo avvertimento del Male parte l'idea di una mostra che, attraverso notevoli esempi, cerca nella pittura le tracce, anche inconsce oltre che esplicite, di crudeltà, di sadismo, d'immagine o negativa o devastata dell'uomo. Dalle teste mozze alle "Vanitas", simbolo della caducità dell'uomo, dalle "Meduse" alle efferatezze dei carnefici, che strappano pelle, denti, occhi e seni a santi e sante, diventando rappresentazione di umana-disumana crudeltà. Nondimeno da queste fantasie s'innalza una impressione d'impavida bellezza, di fascino misterioso, sensuale e decadente.
Il percorso attraverso le immagini del Male inizia, dunque, quando nell'arte, al principio del Quattrocento, appare l'individuo con le sue contraddizioni: nei ritratti fiamminghi e, in Italia, con Antonello da Messina. Prima ci sono demoni, mostri, nell'immaginario medievale, che popolano un inferno dov e i dannati espiano i loro peccati, mostri che Hieronymus Bosch trasporta nella vita quotidiana. La mostra intende far affiorare i sintomi e le manifestazioni di questa atmosfera stregata, fatta di turbamenti e peccati, in una rassegna di opere pertinenti, talvolta capolavori: da Beato Angelico a Tiziano, da Annibale e Agostino Carracci ad Artemisia Gentileschi, da Tanzio da Varallo al Morazzone, da Francesco del Cairo a Cecco Bravo, dal Ribera a Salvator Rosa, dalla medusa del Caravaggio alla medusa del Rubens.
Vittorio Sgarbi
Il Male. Esercizi di pittura crudele, dal 26 febbraio al 26 giugno 2005, Palazzina di Caccia di Stupinigi (Torino)

Telecomando - Reality per sempre

Il successo del primo GF non ha solo imposto un nuovo prodotto mediatico sulla scena italiana, ma ha stravolto le regole televisive, tanto che oggi si riscontrano "tracce di reality" in tutti i programmi. Il piccolo schermo non può più guardare al reale con sufficienza, è chiamato a inglobarlo, spettacolarizzandolo. Deve aderirvi, farlo suo, viverlo. È cambiato quindi il lavoro degli autori televisivi, chiamati a scandagliare la vita normale, individuandone gli elementi ricorrenti e serializzabili, e a dar loro un possibile sviluppo drammaturgico. Lo spettatore esce dall'ombra, diventa co-sceneggiatore e/o opinionista attivo. Esempio emblematico di questo suo nuovo potere è l'espediente degli sms di commento del pubblico a casa, letti in studio o visualizzati in tempo reale (Cronache Marziane, Buona Domenica, La Corrida). 
Il reality show ha sancito la supremazia dello spettatore. Ma, a sua volta, ne & egrave; rimasto intrappolato: per rispondere a tutte le esigenze del pubblico, un GF, infatti, non basta. Occorrono tanti format per ogni "mondo" di attese e aspettative. Ne è una prova l'attuale palinsesto, che offre un'ampia gamma di reality show "puri". Partiamo dal più classico dei format: Grande Fratello, appunto. Il suo obiettivo principale è quello che il massmediologo Paolo Taggi ha definito "spettacolare verosimiglianza" (nel saggio Vite da format, Editori Riuniti, Roma 2000). Dentro la girandola di perfetti sconosciuti baciati dalla fortuna, però, l'elemento di forza non sono tanto i singoli casi, quanto piuttosto il poter vedere nascere le storie. È il fieri, sorpreso e immortalato, che aggancia il pubblico, innescando l'affezione per gli abitanti della casa.
Accanto a questo format se ne impone per leadership un altro: Amici di Maria De Filippi. Qui l'elemento aggiunto è il talento. I concorrenti, st avolta, devono meritarsi il successo. Ognuno di loro è un eroe mancato o possibile che può (e vuole) conquistare il suo regno. Il gap, pur esistente, tra i concorrenti e il pubblico a casa non viene avvertito, perché l'aspirante artista viene presentato come una persona comune. Vederli piangere e lottare, cadere e affrontare critiche più o meno pertinenti, li rende, poi, ancora più "normali" e vicini. Sulla stessa scia si colloca Campioni, il reality pomeridiano di Italia Uno. La prestanza fisica dei concorrenti e l'elemento calcistico sono due ingredienti di grande impatto mediatico, ma il reality raggiunge solo un target giovanile a causa di una conduzione sfilacciata, di deboli intrecci relazionali instaurati dai concorrenti e, forse, di una complessiva debolezza dell'idea ispiratrice.
In nome della contaminazione tra realtà e finzione, il piccolo schermo chiede anche alle sue star di ingaggiare la sfida del reality show. Per c itare due reality attalmente in programmazione, La Fattoria è, così, la versione GF per famosi, mentre Music Farm un Amici per star. L'elemento aggiunto qui sarebbe il glamour: i concorrenti non sono divinità irraggiungibili, ma comunque primi inter pares che si mettono in discussione. Pur riscontrando un discreto successo di audience, questi format non sono molto riusciti in Italia. Unica eccezione  L'isola dei Famosi, i cui autori hanno saputo creare buone situazioni, necessarie per un avvincente sviluppo delle relazioni tra i partecipanti. 
Davanti a questa ondata di reality, il "telespettatore old style", in cerca di una grande storia, non può far altro che arrendersi. Deve rassegnarsi a fiabe ritualizzate, dove la complessità della vita e il suo dramma vengono ridotti a una semplice successione di imprevisti e probabilità.
Eppure in Italia non è stata ancora varcata l'ultima ver a frontiera pericolosamente affascinante: il "per sempre". Pur rieditandosi, i format italiani hanno sempre un termine, e questa finitezza rappresenta un grande limite per lo spettatore: i concorrenti, una volta usciti dalla casa/isola di turno, spesso scompaiono e la delusione per i fan a casa è enorme. Così in Germania si è tentato il colpo: BB for ever (dove BB sta per Big Brother). Su ispirazione del film Truman Show, si è ricreata un'intera cittadina, dove sono reclusi, per anni, 15 concorrenti e centinaia di comparse. BB for ever durerà finché ci sarà audience. La cacciata è sempre dietro l'angolo (il concorrente nominato verrà eliminato e sostituito da uno nuovo, tratto dal mondo reale), ma i primi concorrenti potrebbero abitare per decenni in questa realtà parallela. Il pubblico è, invece, totalmente tutelato nei suoi diritti: non perderà mai il suo eroe, almeno finc hé lo vorrà. Potrà anche andare a fargli visita, clausola che contribuisce ad abbassare ulteriormente le barriere tv/realtà.
Certo, la sfida è ardua e molto dipenderà dall'efficacia del casting, dal team degli autori, e, non ultimo, dalla bravura degli psicologi. Già: perché, umanamente, che cosa accadrà?
Francesca D'Angelo