Il Grande Orson " L'infernale Quinlan"
ERRORI....o....HORRORI... Bloopers
MICHELANGELO ANTONIONI:
l'ardito dal nessun compromesso! "Com'è fotogenico il vento"
Notizie e curiosità
dal mondo del cinema

Telecomando - La morte via Marte

George Clooney
contro il maccartismo e Bush

Il regista Dodo Fiori, su Le Cahiers du Cinéma di febbraio, p. 27:

«Per capire in che condizioni versa il cinema italiano bisogna tenere conto del tasso di umidità. C’è molta umidità nel cinema italiano. Ci sono piscine, pioggia, lacrime e ogni tanto sangue. Pensa che il mio film più importante, La strategia degli affetti, dovevamo girarlo in Sardegna in una casa al mare dalle parti di Piscinas. Hai presente Piscinas, quelle grandi dune ardenti, quel sole? Ecco. Doveva parlare di un pastore sardo che trova un TomTom per terra e crede che sia lo spirito di suo fratello morto nella guerra del golfo. Sì, un omaggio a Kubrick tra l’altro, questo fratello che in un certo senso è anche dio, o almeno così sembra… Una bella sceneggiatura, insomma, alla Quentin Tarantino. Morale della favola, zero finanziamenti. Allora ho parlato col mio manager e viene fuori sta cosa che al Ministero dei Beni Culturali hanno una fissa per la malinconia. Anzi, melanconia, come la chiamano loro. Bene, discutiamo un po’ e viene fuori che se io non ci metto la pioggia loro non sganciano un soldo. In realtà poi ho scoperto che c’è questo accordo con i produttori di rain machine, però non vorrei banalizzare, perché la questione è interessante. C’è una certa idea di arte, dietro. Comunque, loro vogliono la melanconia? E noi gli diamo la melanconia. Se vuoi la melancolia serve di sicuro la pioggia. In Sardegna non piove, sulla terraferma sì. E allora cambiamo la cornice, cornice cittadina, altoborghese: ci voleva la piscina e mica tutti possono permettersi una piscina. E poi le lacrime. Lacrime femminili, ovviamente, che dopo Brokeback Mountain se fai piangere un maschio di accusano di plagio [ride]. E insomma quella che doveva essere la chiromante di Valdobbiadene trasferitasi in Sardegna dopo aver fatto cadere un aereo con la forza del pensiero, che c’era nella prima sceneggiatura, è diventata una moglie frustrata, isterica, insopportabile. Qual è il problema a questo punto? Il controbilanciamento. Nella Strategia degli affetti ho dovuto controbilanciare molto. Insomma pianti, piscine, freddo, pioggia, ritmo lento alla lunga stufano. È per quello che nei primi dieci minuti non c’è una sola battuta senza una parolaccia. Piove, puttana troia. Cazzo, se ho bisogno di una doccia. Merda, piango! 
Il tasso di umidità, insomma. Una rivista di cinema come si deve dovrebbe usarlo come metodo di classificazione, altro che giudizi di pubblico e applausometri. Per dire Habemus Papam è un film strano per il panorama cinematografico italiano. Tasso di umidità al cinque per cento, non di più. Tutti nei bellissimi occhi di Margherita Buy.» 

WIM WENDERS: PALERMO, FINO ALLA FINE D'EUROPA
L'omaggio di Moretti al Torino Film Festival [di Cristiana Paterno']

Piu' che un'intervista un ritratto-autoritratto, quello orchestrato da Nanni Moretti che ha messo a confronto il suo cinema e quello di Wim Wenders in un affollato e piovoso pomeriggio torinese. Tre ore fitte di domande e risposte, la proiezione di un documentario annullata per fare spazio alle parole, la rievocazione di un'intera carriera che affonda le sue radici negli anni '70 e nella grande stagione del nuovo cinema tedesco allo specchio con la carriera dell'autarchico. In sala, nascosti in mezzo al pubblico di appassionati, tre degli scrittori che hanno reso omaggio a Wenders nel bel volume curato da Stefano Francia di Celle per Il Castoro: Domenico Starnone, Francesco Piccolo e Sandro Veronesi. Moretti parte dal suo "lavoro di spettatore" capace di amare Wenders anche nei passi falsi (La lettera scarlatta) e affronta tutte le peripezie del lavoro del regista, compreso l'imbarazzo per gli attori "protestati" e le ansie della domenica notte, prima di iniziare le riprese. Nanni si perde nel labirinto dei ricordi, Wenders Il concentrato e lucidissimo, riesce anche a strappare qualche risata con i suoi aneddoti, come quello dell'improbabile amicizia tra l'amico americano Dennis Hopper e Bruno Ganz, il primo sballato e anarcoide, l'altro professionale e preparatissimo. E' un incontro molto intellettuale, tutto di testa. Ma un'emozione scorre finalmente quando Wim racconta della caduta del Muro. "Ero nel deserto australiano, a Turkey Creek, e vidi quella storica foto in un negozietto di alimentari, pensando a uno strano scherzo perche' mi sembrava un evento inconcepibile. Poi telefonai a casa e mi dissero: Il tutto vero, anzi ricordati di portare le banane! Perche' le banane le avevano mangiate tutte quelli che venivano dall'Est". Ma gli appuntamenti di questa settimana wendersiana non finiscono certo con il faccia a faccia con Moretti. E tra una mostra di foto e un dibattito, c'e' anche tempo per l'intervista che pubblichiamo.

La cifra principale del suo cinema e' forse il viaggio, l'on the road, da Lisbona, al Texas, dall'Australia a Berlino e Cuba.
Il senso del luogo e' paragonabile a uno dei cinque sensi: e' possibile svilupparlo attraverso il viaggio ed e' quello che ho fatto piu' di tutto. Prima di partire compro una mappa e la osservo per giorni, cosi' quando arrivo sono molto in allerta, come febbricitante e pronto ad assorbire tutto quello che incontro.
Qual e' l'ultima mappa che ha studiato?
Quella di Palermo, la conosco a memoria. Come Lisbona mi aveva interessato perche' e' il confine piu' occidentale dell'Europa, cosi' Palermo e' meridionale, quasi africana. Ho vissuto e lavorato in America negli ultimi sette, otto anni e da li', quando pensavo a tornare, pensavo all'Europa, non alla Germania. Cosi' ho deciso di rientrare dal luogo piu' a Sud. Una citta' dove sono passati tutti: arabi, greci, spagnoli, francesi, normanni, veramente un condensato di storia d'Europa.
Di cosa parla "Palermo Shooting" che qualcuno ha gia' paragonato a "Il cielo sopra Berlino"?
Non lo so nemmeno io. Lo sapra' quando avra' finito di montarlo. E' una storia suggerita dalla citta' stessa e dalle sue condizioni estreme, contraddittorie, come era successo a Lisbona o Berlino. Sto ancora cercando di capire. Posso dire che ci saranno le musiche di Rosa Balistreri: la sua voce interpreta l'anima di Palermo molto meglio della mia sceneggiatura.

Cosa pensa del modo di produzione italiano rispetto al cinema americano o tedesco?
Avevo gia' lavorato in Italia, con Antonioni, girando a Ferrara e Portofino per quattro settimane. Lavorare con una troupe italiana ti fa capire tante cose, per esempio da dove vengono i film di Fellini. Qui le persone dicono quello che pensano, mentre in America ognuno fa il suo lavoro e basta. E poi qui guai a non fare la pausa pranzo con la pasta e il vino. In Germania se bevono vino, smettono di lavorare, qui se non lo bevono fanno la rivoluzione.
Pensa che il cinema tedesco contemporaneo, che miete successi all'estero con film come "Le vite degli altri" e "4 minuti", abbia qualche legame con la storica stagione del nuovo cinema tedesco?
Sono passate due generazioni, io faccio questo mestiere da quarant'anni e potrei essere il nonno di questi cineasti. Sono vicino ad alcuni di loro perché insegno cinema e perche' le opere prime mi interessano molto. Posso dire che e' una generazione molto determinata e che sono meno ingenui di noi. Fassbinder, Herzog, io stesso non facevamo molti calcoli, mentre loro hanno il senso del marketing e vengono spesso dagli spot e dal videoclip. Però faticano anche molto a lavorare: per realizzare Le vite degli altri ci sono voluti addirittura sei anni.
Cosa consiglia di vedere qui a Torino?
Innanzitutto i documentari, sono la cosa piu' interessante del cinema contemporaneo e io cerco sempre di vederli: tra un film americano, un film tedesco e un documentario, scelgo sicuramente un documentario. Poi consiglio il film di Sarah Polley Away from her. Sarah aveva una piccola parte in Don't come knocking e mi aveva fatto leggere lo script, poi ho visto il film a Berlino e l'ho trovato bellissimo. Ha solo 26 anni ma è riuscita a fare un film su due vecchi.

FRANCO BATTIATO, IL NEOROSSELLINIANO
A lezione da un maestro occidentale [di Stefano Stefanutto Rosa]

"Le trame dei film e dei tappeti moderni sono pieni di anilina, caro perplesso lettore. Dal mio osservatorio, sto segnalando, in tutti i modi e con tutti i mezzi, la mia posizione; lanciando segnali d'allarme e qualche antivirus. Una diossina intellettuale sta decretando il Declino e la Caduta dell'Impero dell'essere umano... e se non avessi qualche speranza lascerei perdere". E questa speranza Franco Battiato la consegna ancora una volta, non solo alla musica, ma anche al cinema, con l'intento di rappresentare con le immagini quel suo mondo spirituale ricco di filosofie orientali, che si e' affacciato nella sua vita all'inizio degli anni '70. Lo sguardo sul mondo è sempre quello mistico e visionario, come nel precedente Musikanten, presentato alla Mostra di Venezia due anni fa. Niente e' come sembra, terzo film firmato dal musicista e sceneggiato ancora una volta insieme al filosofo Manlio Sgalambro, racconta di un vecchio professore di antropologia culturale, Giulio Brogi, che da ateo dichiarato procede per tappe e incontri successivi, ultimo quello con un maestro orientale, verso un'iniziale condizione Zen. Dopo l'anteprima nella sezione Extra Niente e' come sembra, che prende il titolo di una canzone dell'ultimo album "Il vuoto", uscira' per Bompiani in Dvd a fine mese in un cofanetto che comprende un cd con 7 brani dell'artista e il libro "In fondo sono contento di aver fatto la mia conoscenza". Il Dvd include inoltre, come extra, il concerto che Battiato ha tenuto al Teatro degli Arcimboldi, a Milano, per il FAI-Fondo Ambiente Italiano con la Royal Philarmonic Orchestra.

Lei ha definito "Niente è come sembra" un film per adulti, in che senso?
Se una persona non e' interessata all'esistenza, al mistero del vivere, se non ha una motivazione è inutile cha vada vedere il mio film. Se si e' posta queste problematiche, allora piu' avvicinarsi al mio lavoro filmico, altrimenti meglio che s'accontenti dei soliti film americani.

Quali difficolta' nel raccontare l'imponderabile con il cinema?
Direi una bugia se dicessi che ne ho avute, perche' utilizzo il cinema in funzione del racconto che sto facendo, non punto a far piangere, ridere, a raccontare una storia. I miei schemi si muovono tra suono e immagine. Non e' cosi' importante dove collocare la macchina da presa.

La sua opera prima, "Perduto amor", era un film diverso, altro da "Musikanten" e da "Niente è come sembra"?
Si' il vero, anche se nel mio primo film c'era una lezione di tantra molto ardita che certi maschietti, che non sanno fare l'amore, farebbero bene a studiarla. In Perduto amor c'era la voglia di giocare, perche' mi era stata fatta la proposta di esordire come regista. Ma appena ho messo piede sul set ho capito che non era un esperimento e subito dopo ho corretto il tiro.

Dunque ha cominciato piu' per caso che per una scelta meditata?
All'inizio non avevo questa nozione di cinema che oggi ho maturato. Era semplicemente accaduto che una produttrice francese che lavora per la Warner Bros e che seguiva il mio lavoro musicale mi aveva proposto una sorta di sfida al cinema, da me subito raccolta. Cosi' le inviai, appunto per gioco, poche pagine che le sono subito piaciute e mi sono ritrovato sul set. Solo dopo aver utilizzato questo mezzo espressivo, ho capito le tante possibilita' che avevo a disposizione, anche se per molti il primo film e' piu' bello del secondo, perche' rientra in canoni piu' tradizionali.

Come definirebbe il suo cinema?
Innanzitutto un cinema dove non ci sono azioni violente, scene di sesso...

A chi ha scritto che il suo e' un anticinema, che cosa risponde?
Sono d'accordo, anche se occorre intendersi su che cosa e' il cinema. Il mio cinema vorrebbe avvicinarsi a quello di Roberto Rossellini quando firmava opera come Blaise Pascal e Agostino d'Ippona.

Intende dire un cinema didattico?
Si', perche' no. In fondo sono uno di quei pachidermi che crede nell'azione nobile di aiutare chi non ha capito che la vita e' una cosa seria.

Insomma il suo cinema ha quasi una missione salvifica?
Il mondo come materia sta decretando la sua fine, in fondo e' un suicidio della vita. Non c'e' rispetto per la vita, non c'e'gioia di vivere. A questo stato di cose cerco, attraverso questo mio cinema, di trovare e offrire una soluzione.

ALEJANDRO JODOROWSKY...
Grandioso... Huge...

ALEJANDRO JODOROWSKY ....
Francesca Costagli ha intervistato


Alexander Sokurov

Regista: Aleksandr Sokurov - " la filosofia della cinepresa"
Confessione Regista: Aleksandr Sokurov - un grande regista russo
Moloch Regista: Aleksandr Sokurov
Arca Russa Regista: Aleksandr Sokurov

MICHELANGELO ANTONIONI:
l'ardito dal nessun compromesso! "Com'è fotogenico il vento"

Il mio Gesù preferito
Il Vangelo secondo Matteo
1964
Pier Paolo Pasolini
Top
Los Angeles (USA) -

L'uso illegale di opere cinematografiche protette ha un effetto diretto sull'industria del cinema. Lo sostengono gli studios di Hollywood associati nella MPAA sventolando le pagine di un nuovo studio sul file sharing, uno studio raccontato con parole gravi e preoccupate.

Dalle rilevazioni compiute su un campione statistico di 3.600 persone residenti in otto diversi paesi, MPAA sostiene di aver ottenuto il dato secondo cui nel corso degli ultimi mesi metà degli utenti ha scaricato file protetti e una parte consistente ha scaricato anche film. I paesi monitorati sono Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Corea del Sud, Giappone, Australia e Stati Uniti.

Di coloro che hanno scaricato film, continua una nota della MPAA riferita allo studio portato a termine dalla società specializzata OTX, il 26 per cento ha dichiarato di avere intenzione di comprare meno DVD e il 17 per cento sarebbe intenzionato a frequentare meno assiduamente le sale cinematografiche. Il 38 per cento, inoltre, ritiene che non possa essere considerato un problema scaricare un film prima che esca nelle sale.

Nel WorldWide Internet Piracy Study, gli studios affermano che tra il 2002 e il 2003 si è assistito ad un calo del 4 per cento negli ingressi nei cinema nel mondo ma ammettono anche che le vendite di DVD così come il settore del noleggio di DVD ha subito una drastica accelerazione nel corso degli ultimi due anni.

Secondo OTX-MPAA esiste una diretta relazione anche tra banda larga e pirateria. Per dimostrare questo assunto, è stato fatto il caso della Corea del Sud dove il 60 per cento dei cittadini online afferma di aver scaricato film, un terzo sostiene di andare meno al cinema e il 98 per cento di loro utilizza connettività broad band (la Corea è il paese a più alto tasso di banda larga nel mondo).

MPAA si è anche detta preoccupata perché la stragrande maggioranza degli intervistati non ritiene che scaricare film sia un atto grave capace di danneggiare la società e più della metà di coloro che lo hanno fatto almeno una volta hanno in animo di continuare a scaricare film.

E' una battaglia persa in partenza..
Quando la smetteranno di dare addosso ad Internet per i loro mancati ricavi??
Le major cinematografiche accusano internet perchè la gente scarica i film e non va più al cinema; le case discografiche alla stessa maniera accusano il P2P perchè la gente scarica gli mp3 e non compera più il cd audio originale...
Ma io dico: internet permette di condividere tutto, tutti i tipi di contenuti multimediali...Come mai l'industria libraria non si lamenta che da quando c'è internet non vanno più venduti i libri?? Forse perchè non conviene stare lì a stamparli, il costo di riproduzione è maggiore a quello d'acquisto...anche se stanno avanzando gli eBook e tra un po' potremmo tutti avere un palmare e la copia del nostro libro preferito da portare con noi...
Il mercato era già in crisi da tempo...e stanno semplicemente cercando il capro espiatorio delle loro scelte manageriali da asilo nido! Altro che Harvard!
Se anche trovassero il modo di bloccare il P2P, si troverebbe sicuramente un altro mezzo di condivisione, ma di certo la gente non andrebbe a fare la fila al cinema, solo perchè non ha trovato il divX di quel film...e nemmeno si metterebbe a comperare cd originali...piuttosto ricominciano a registrare le cassettine audio dalla radio!!
Io non ho mai scaricato un divX in vita mia, anche perchè ahimè non possiedo la larga banda...ma un povero 56k...e sapete invece dove si trovano tutti i titoli, alcuni anche in lingua originale, ancora prima che arrivino sui cinema italiani?
Nei grossi poli industriali, nei centri servizi, nelle amministrazioni pubbliche, nelle sale server dei provider...eh, si, cari miei...se chiedi, ti fanno anche la copia del dvd noleggiato lo scorso weekend...perchè oramai i masterizzatori dvd non costano nulla...non necessariamente li hanno scaricati da internet! Qualcuno addirittura si organizza con hard disk removibili...
Che blocchiate o no il P2P a queste persone non gliene frega nulla, hanno comunque altre risorse...
Ed in ogni caso, se non è gratis non ci interessa...

Spray al pepe contro i cellulari al cinema
L'arresto di una coppia in Florida, troppo indaffarata col proprio telefonino per vedere l'inizio del film, può rappresentare l'alba della squisitezza?

05/08/04 - Commenti - Roma - Apprendo con emozione che una coppia di non più giovanissimi signori di St. Petersburg in Florida è finita in questura e poi in gattabuia per una intera serata. La loro colpa è essersi armati di cellulare ed aver conversato mentre partivano i titoli di testa di una pellicola proiettata in un cinema locale.

L'uso screanzato del telefonino è da anni un problema generale che non ha fin qui trovato soluzione a causa della fascinazione di massa e dell'inazione dei nostri politici, troppo attenti a compiacere per tentare la via di un'educazione possibile all'utilizzo di questa nuova tecnologia. Basta trovarsi in una sala d'aspetto, in un autobus e persino in un cinema per riconoscere, nei sempre più rumorosi trilli, melodie d'autore certo degne di un altro destino: ho notato che, ridotto a squittìo polifonico, persino il Requiem di Mozart ha cominciato ad innervosirmi.

Dicevo però dell'emozione dell'arresto dei due infingardi che, alla luce di una legge appena approvata nella regione dove si trova quel fortunato cinema, nel parlare al telefonino nell'oscurità della sala cinematografica non hanno soltanto commesso un'offesa ai danni degli spettatori paganti ma hanno persino violato la legge. Le cronache affermano anche che le maschere in sala hanno chiesto con ferma gentilezza ai due di chiudere la conversazione. Non avendo eseguito, la stessa domanda è stata posta loro poco dopo da due poliziotti ai quali quei due facinorosi hanno avuto l'ardire di rispondere spiegando dove avrebbero dovuto riporre i loro manganelli. Insomma è finita con una mezza zuffa, con uno spray al pepe che ha consentito di immobilizzarli e portarli fuori dal cinema tra, immagino, gli applausi dei presenti. Uno dei due, a posteriori, si è difeso dicendo che parlava di una cosa urgente con la sua mamma. Un figlio d'oro. Un vero peccato che non gli sia venuto in mente di farlo fuori dal cinema. Quella mamma deve averlo educato male.

Sappiamo tutti che altrove, a New York, è da qualche tempo in vigore una legge che punisce con 50 dollari di multa chiunque rovini una pubblica esibizione, uno spettacolo o una rappresentazione a causa delle urla elettroniche di un paganini represso ingabbiato nel proprio cellulare. È vero, sono 50 dollari che ben in pochi hanno pagato, pare anzi che nessuno sia ancora incappato in questa sanzione, eppure è uno di quei provvedimenti che dovrebbero essere presi ad esempio come impiego intelligente della politica nell'educazione all'uso consapevole delle tecnologie. In Florida hanno preso la palla al balzo e a leggere le cose americane parrebbe che anche altri stati federali si stiano attrezzando per dare una regolata agli appassionati del wireless più costoso.

Le notizie dalla Florida e da New York fanno presagire che, seppure lentamente, una teletiquette possa farsi largo, come un sublime schizzo di squisitezza in un oceano di fangoso silicio. Non vorrei però che il godimento che certo in molti abbiamo provato nel leggere la notizia dell'arresto in Florida metta in ombra l'insegnamento che occorre trarne.

Il cellulare non è più soltanto un telefono, è sempre più spesso un parco giochi, un oggettino pieno di stuzzicanti sorpresine, perlopiù a pagamento, è un portale di accesso verso siti e servizi ed è quindi destinato ad assumere una importanza sempre maggiore nella vita di tutti coloro che possono permetterselo. È, per così dire, l'avanguardia delle nuove tecnologie e, tra queste, quella che urla e strepita di più. Forse proprio da qui, da un uso più consapevole del telefonino, magari puntato all'utilità più che al gioco, un uso che comprenda tra le opzioni anche lo spegnimento dell'aggeggio, potrebbe nascere una consapevolezza nuova su cosa significhi convivere con le nuove tecnologie.


ERRORI....o....HORRORI... Bloopers
Sono gli errori commessi nei film e sfuggiti al regista/produzione tanto che appaiono nelle pellicole distribuite.

Gli errori più frequenti che si possono notare in un film sono le aste dei microfoni che entrano nell'inquadratura e le sagome degli operatori alla macchina da presa riflesse dai vetri delle finestre. Ce n'è poi una miriade d'altri, di tutti i generi. Eccone una scelta sufficientemente indicativa:

*In Tredici giorni (Thirteen days, USA 2001) di Roger Donaldson, ambientato nel 1962, si vedono schermi Trinitron (apparsi per la prima volta nel 1968).

*In Guerre stellari (Star Wars, USA 1977) di George Lucas, nella scena in cui Luke Skywalker entra in possesso dei droidi e C1 proietta l'olofilm in cui la principessa Leila chiede aiuto a Ben Kenobi, la prima volta dice: "aiutaci, sei la nostra sola speranza" ma poi diventa: "aiutaci sei la nostra UNICA speranza"


*In Armageddon (id. USA 1998) di Michael Bay, dopo aver giocato a golf sul ponte della piattaforma petrolifera, Bruce Willis scaglia la mazza in mare ma qualche istante dopo l'attrezzo ritorna miracolosamente in mano all'attore.

*In Mars Attacks! (id. USA 1996) di Tim Burton, ci sono un paio di sviste. Quando il Capo di Stato Maggiore chiede al Presidente degli Stati Uniti Jack Nicholson la firma per utilizzare le armi nucleari, il portamoduli cambia magicamente posto da solo: a volte è in mano al generale e a volte è, sopra la scrivania del Presidente. Inoltre la cravatta di quest'ultimo si stringe e si allenta da sola dopo essere stata annodata.

*Nel film Il signore delle mosche (The Lord of flies, USA 1990), Balthazar Getty nel ruolo di Ralph usa gli occhiali del miope Piggy per accendere un fuoco riflettendo i raggi del sole. Ma in realtà gli occhiali da miope non possono far convergere i raggi del sole, e il fuoco non si sarebbe potuto accendere. L'errore comunque ha una sua legittimità letteraria: il primo a commetterlo, infatti, è stato William Golding nel suo romanzo.

*Quando Julia Roberts getta via le scarpe durante una partita di polo in Pretty Woman (id., USA 1990), ci accorgiamo che ha entrambi gli alluci incerottati. Tuttavia, di ritorno al suo albergo, la Roberts si sfila nuovamente le scarpe, e un primo piano dei suoi piedi nudi ci mostra i suoi alluci senz'ombra di cerotti.

*Nel film Il Bounty (The Bounty, GB 1984), prima di cominciare il suo drammatico viaggio, il Capitano Bligh (Anthony Hopkins) dichiara, e siamo nel 1787, di voler circumnavigare il globo passando per l'Australia. Ma all'epoca il continente australe era conosciuto con il nome di Nuova Olanda; il nome Australia non venne introdotto prima del 1814.

*Nel film sul baseball Major League - La squadra più scassata della lega (Major league, USA 1989) l'orologio sul tabellone dei punti segna le ore 10:40. Senonchè è pieno giorno, e negli Stati Uniti le partite di baseball del campionato di prima divisione non vengono mai giocate di giorno.

*Alla fine del film di Richard Donner I Goonies (The Goonies, USA 1985), uno dei protagonisti chiede ad un altro qual'è stato a suo parere l'episodio più emozionante da lui vissuto nel film; l'altro risponde che è stata la lotta con il polipo....che però in sede di montaggio era finita tra gli scarti.

*Durante il celebre inseguimento d'auto su e giù per le strade di San Francisco nel film Bullitt (id., USA 1968), la Dodge guidata da Steve McQueen perde tre cerchi delle ruote. Alla fine dell'inseguimento, la macchina si schianta contro un muro e....altri tre cerchi volano per aria.

*L'attrice Lily Tomlin viene fermata da un motociclista della polizia nel film Dalle nove alle cinque...orario continuato (Nine to five, USA 1980) perchè la sua macchina ha un fanale spento. Senonchè in tutte le inquadrature precedenti entrambi i fanali della macchina erano perfettamente accesi.

*Raramente capita di ascoltare battute sbagliate sulla colonna sonora di un film, anche perchè è piuttosto facile correggerle. Un notevole errore che non si riuscì in nessun modo a eliminare si ebbe nel film Abramo Lincoln (Abe Lincoln in Illinois, USA 1940). Raymond Massey nei panni di Abramo Lincoln sta per lasciare il suo nativo Illinois per andare a Washington e assumere ufficialmente la carica di Presidente. Quando il suo treno lascia la stazione, una folla di suoi concittadini festanti gettano in aria i loro cappelli e gridano: "Addio signor Lincoln!". Tutti meno uno, che grida invece: "Addio signor Massey!".

*Il film Indiana Jones e l'ultima crociata (Indiana Jones and the last crusade, USA 1989) è pieno di errori grossolani. Ambientato nel 1938, vede il protagonista attraversare l'Atlantico in aereo un anno prima che venisse effettivamente inaugurato il primo servizio regolare di voli transatlantici, e dare inizio al proprio viaggio di ritorno, sempre in aereo, un anno dopo che il servizio era stato sospeso. Nella sala d'aspetto dell'aereoporto si vedono due passeggeri in attesa che leggono due copie identiche dello stesso giornale tedesco; tutto bene, se non fosse che si tratta di un giornale del 1918, cioè di vent'anni prima. Quando è ancora in Germania, Indy incontra Hitler e gli chiede l'autografo. In questa breve scena, della durata di pochi secondi, sono stati commessi due errori. Il primo: Hitler si firma "Adolph", all'inglese, invece di "Adolf"; il secondo: Hitler firma con la destra mentre in realtà era mancino. Ma l'errore più clamoroso, del genere "come diavolo hanno fatto a non accorgersene prima", è un cartello con la scritta "Repubblica di Hatay" immediatamente seguito da una scena in cui il presidente di quella cosiddetta repubblica è vestito come Sua Altezza Reale.

*La foresta del film Rumpelstilskin (id., USA 1987), ambientato nell'Europa Centrale, era curiosamente composta da alberi di eucalipto. Il fatto che il film fosse girato in esterni in Israele spiega questa incongruenza.

*Nel film di Hitchcock Complotto di famiglia (Family Plot, USA 1976), Bruce Dern toglie il tappo ad una bottiglia di ketchup per due volte di seguito in due inquadrature successive.

*Nel film Il caso Drabble (The black windmill, GB 1973) Michael Caine interpreta il ruolo di un uomo il cui figlio è tenuto in ostaggio in un edificio dal quale può scorgere due mulini gemelli. Tuttavia in seguito risulta che il bambino è imprigionato all'interno del mulino nero che dà il titolo al film nella versione originale, ma se così fosse egli dovrebbe poter vedere solo l'altro mulino. Come se non bastasse, quando Michael Caine lo viene a salvare, lo porta via dal secondo mulino, quello bianco.

*Nel film Sotto accusa (The accused, USA 1997) Jodie Foster (che per questa parte ha conquistato un premio Oscar come miglior attrice protagonista ) interpreta una coraggiosa ragazza vittima di uno stupro. Il film si apre con la scena della Foster che fugge sconvolta dal bar dov'è stato commesso il crimine e si conclude con il flash-back del suo arrivo in quello stesso bar, con tutto quello che le accade in seguito. La tensione forse sarà stata eccessiva per la maggior parte degli spettatori, tuttavia i buoni osservatori avranno certamente notato che la Foster abbandona il bar dove è stata violentata calzando scarpe bianche di vernice senza tacco, mentre vi era entrata indossando scarpe nere col tacco alto.

*L'adolescente interpretato da Charlie Shattner in I delinquenti (The delinquents, AUS 1989) riceve una severa lezione dal suo patrigno che lo pesta a sangue. Tuttavia quella stessa sera, quando si spoglia per fare l'amore con Kylie Minogue, non c'è un solo segno di percosse sul suo corpo.

*Bisognerebbe controllare tutte le versioni cinematografiche della Genesi per dare un occhiata al ventre di Adamo. E vedere se, come in La Bibbia (The Bible, USA 1966), ha l'ombelico. Infatti lui dovrebbe essere l'unico a non averlo, no?.

*In Filumena Marturano (It 1951) quando si sparge la voce che Titina De Filippo è moribonda Tamara Less si precipita a comprare delle medicine con indosso un vestito che lascia libere le spalle. Al suo rientro, poco dopo, l'attrice ha un vestito scuro e addirittura con le maniche lunghe.

*Nel film Il colonnello Von Ryan (Von Ryan's express, USA 1965) si vede Frank Sinatra sporgersi dal finestrino di un treno ed ammirare il panorama; ma quel che vede è una stupenda immagine del Foro Romano e delle antichità dell'Urbe. Ma quando mai un treno è passato davanti a tali bellezze?

Aggrappato ad un albero...Premesso che è più lungo il titolo della descrizione (le Distribuzioni in Italia in quanto traduzione di titoli di film stranieri sono tutte un blooper) descrivo l' errore: ad un certo punto del film, quando la macchina con a bordo Louis De Funès-Geraldine Chaplin-Olivier De Funès è già precipitata dal burrone e si trova sospesa sopra un albero, si nota chiaramente che Louis De Funès si rimette una sorta di parrucchino in testa quasi coprendosi gli occhi, nell'inquadratura successiva la stessa scena viene ripresa da un'altra inquadratura e si nota come il parrucchino sia misteriosamente spostato verso l'alto scoprendo la fronte!

Telecomando - La morte via Marte

Dal piccolo schermo alle domande sulla vita: questo è il salto operato, involontariamente, da Fabio Canino, conduttore dell'irriverente (e spesso inguardabile) Cronache Marziane. Il talk show, in onda il mercoledì e venerdì notte su Italia 1, è concepito per spiazzare e polemizzare, tanto da essere stato ribattezzato "talk shock" per le forti incursioni nel trash. Durante la puntata di mercoledì 23 febbraio, però, tra le generose forme di Brigitta Bulgari e i labbroni di Loredana Lecciso, è riuscita a farsi strada una domanda nuova, che ha impressionato non per volgarità ma piuttosto per profondità. Tutto è nato dal terzo dibattito lanciato da Canino: "Alcuni programmi tv stanno superando i limiti?". Per rispondere sono stati trasmessi gli ultimi reality show estremi, in un'escalation d'indecenza.
In chiusura: un nuovo reality sulla morte, con protagonisti un gruppo di mala ti terminali. Ci si attende il putiferio. Ebbene, nulla di tutto ciò. Padre José Apeles, ospite in studio, sostiene addirittura l'utilità di questo format, che educa a una "normalizzazione della morte", insegnandoci come ci si possa preparare a essa. L'antropologo Marxiano Melotti spiega la lungimiranza di una tv che mostri la vita nella sua alternanza di amore e morte (dove per amore qui si intende il porno e per
morte il calvario).
L'unico scandalizzato è, inaspettatamente, Roberto Da Crema, che fin qui non aveva brillato per intelligenza. E grazie alle sue sbraitanti proteste inizia a serpeggiare la domanda sul senso della morte. Canino si affretta a riportare il dibattito alle sue note trash, ma il quesito è sollevato. È giusto voler rendere "normale" la morte, uno dei segni più evidenti e drammatici del Mistero? Cosa vuol dire educarsi a essa? Ben presto Canino e compagni ridimensionano la questione, giocandoci un po' su, e la trasmissione ritorna nei suoi binari obituari. Ma si sa, loro sono alieni...
Francesca D'Angelo